BIOGRAPHIA
Paolo Zedda,
una passione per le voci
scritto da Didier Delettre
Fin da giovanissimo ha avuto una passione per il canto. Era nato in una famiglia nella quale la musica aveva un ruolo molto importante: alcuni familiari erano musicisti professionisti, altri dilettanti, come sua madre Adelina che suonava il pianoforte e suo padre Enrico che suonava il violino.
Paolo ha raccontato diverse volte che suo padre aveva costruito un piccolo teatro di burattini. Da bambino Paolo intratteneva i suoi cugini facendo cantare ai burattini arie d’opera, con la sua voce bella e naturale da soprano.
Dopo la muta, scoprì di non poter più cantare come prima. (Per lui questa scoperta fu certamente una ferita). Non aveva nessuno vicino per consigliarlo e così si mise poco a poco, da solo e senza sapere leggere la musica, a suonare sempre di più il pianoforte di casa.
« Non so leggere la musica e ho imparato a suonare il pianoforte da solo » !
Paolo spiegava come aveva potuto raggiungere quel risultato: scriveva il nome di ogni nota sullo spartito ed ascoltava il disco decine di volte per sentire e capire le strutture ritmiche. Aveva mani agili e un orecchio musicale molto sensibile e raffinato.
Ma soprattutto aveva una volontà e una pazienza incredibili!
Nel 1978 Paolo faceva parte di un gruppo di canto popolare italiano e di un gruppo di commedia dell’arte. Era anche iscritto in un conservatorio municipale a Parigi nella classe di operetta, di solfeggio (con ragazzini di quasi 12 anni) e di canto classico.
Poi ha cercato un altro insegnante di canto. Ha cominciato a studiare con Armelle de Frondeville. È stato l’inizio del cambiamento della sua voce.
È rimasto fino alla fine profondamente grato ad Armelle de Frondeville per il lavoro fondamentale fatto con lei.
Dopo aver accumulato, dagli anni ’80, una lunga esperienza di insegnamento della «Dizione Lirica Italiana» (disciplina specifica che aveva costituito a partire dal proprio lavoro di ricerca) in seno alle grandi case d’opera (l’opera di Parigi e quella di Lione)
e al Conservatorio Nazionale Superiore di Musica di Parigi, ottiene il diploma di stato di insegnamento del canto e nel 1993 presenta una tesi di dottorato
all’Università di Paris 3:
« La variante linguistique du » Belcanto » : essai de phonétique articulatoire ».
(«La variante linguistica del » Belcanto »: prova di fonetica articolare».)
Dopo alcuni anni di insegnamento all’Università di Lione, lasciò l’università per iniziare l’insegnamento del canto in conservatorio di musica: prima a Beauvais e poi ad Alfortville.
“IL CANTANTE HA SEMPRE RAGIONE ANCHE QUANDO SBAGLIA”
È una frase che spiega bene l’idea che Paolo aveva del rapporto fra cantante e pianista accompagnatore. Aveva un’idea molto precisa del ruolo del pianista accompagnatore: pensava che chiunque fosse il cantante, il suo livello o le sue difficoltà, il pianista accompagnatore doveva avere una sorta di deontologia, un’etica secondo la quale non bisogna mai creare problemi o mettere in pericolo il cantante.
Come il giuramento di Ippocrate che dice tra l’altro: …. Guiderò il regime dei malati a loro vantaggio, secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò da ogni male e da ogni ingiustizia. Non consegnerò a nessuno il veleno, se me lo chiedono, né prenderò l’iniziativa di un simile suggerimento».
Una passione per i cantanti e un amore per la voce, per tutti gli stili vocali (etnico, opera, operetta, jazz, pop music…), sono dunque per lui requisiti indispensabili.
Paolo era inoltre convinto che un bravo accompagnatore deve essere capace di suonare con cura una semplice linea arpeggiata di un’aria cantabile di Bellini o Donizetti, scritta con poche note, e di suonarla con la stessa devozione che avrebbe adoperato per un pezzo di Chopin.
All’epoca in cui insegnava all’Atelier Lyrique del’Opéra di Lione, ebbe la fortuna di collaborare con la meravigliosa pianista Hélène Lucas, che si dedicava allora interamente all’arte vocale e in particolare al repertorio dei Lieder e della Melodia. Aveva per Hélène un’ammirazione senza limiti, sia per le sue qualità di artista e di pianista sia per la sua professionalità e la sua capacità di rimanere sempre molto vicino al cantante, indipendentemente dalle circostanze.
Paolo era un essere animato dalle sue passioni e condivideva generosamente con gli amici, la famiglia e le persone che lavoravano con lui il frutto di queste passioni: il suo amore immenso per la musica (tutte le musiche), la voce e il canto, per l’Italia e la Sardegna (il suo paese d’origine), per questa meravigliosa lingua italiana, per la ricerca incessante, sia nel campo scientifico che pedagogico.
Tutto il suo lavoro era sostenuto da un’etica molto profonda. Ha messo la sua conoscenza, senza condizioni, a disposizione di tutti.
Preparava minuziosamente i suoi corsi, le sue conferenze, i suoi recital, sempre con professionalità e un mix di serietà e umorismo, con un sincero interesse per gli altri, e un profondo rispetto, un vero amore per i cantanti, siano essi dilettanti o professionisti.