(m.à j. 0416) a cura di Paolo Zedda
Il successo del
(…) la produzione della parola, e ancor più quella della parola cantata,
è uno « spettacolo » prodigioso, una straordinaria forma di « creazione ».1
Rachele Maragliano Mori
Italiano, la lingua del canto? Mito o realtà ?
(…) ma se torniamo al canto, confesso che non provo lo stesso piacere in tedesco e in italiano. In Italiano non devo produrre nessuno sforzo, provo un gran gusto a dire le parole e tutto diventa più facile, anche se il colore esatto delle vocali è difficile da trovare (…) Natalie Dessay 2
Cantare in italiano sarebbe dunque più facile, produrrebbe un gran gusto, e per giunta senza nessuno sforzo, anche se il colore esatto delle vocali è difficile da trovare !
Una conferma delle qualità intrinseche al cantare in Italiano evocato da Natalie ci viene da una frase del celebre basso-baritono tedesco Hans Hotter che ho potuto osservare ed ascoltare in varie occasioni durante le sue attività pedagogiche in Francia3, oltre ad avere sempre avuto une grande ammirazione per l’interprete dalla solida tecnica vocale nutrita da insegnamenti in cui il Belcanto italiano era un importante referente :
Cantate il tedesco come l’italiano… Renderete così servizio alla nostra lingua!
Questa semplice frase comparativa racchiude le ragioni che permettono di relativizzare il mito di una lingua italiana che sarebbe LA lingua del canto e ci orienta piuttosto verso una realtà fonetica che vede nel modello linguistico adottato dall’Italiano del Belcanto delle caratteristiche articolatorie da « coltivare » in tutte le lingue per un funzionamento ottimale dello strumento vocale sia nel parlato che nel canto. Un modello riassunto da un punto di vista più « scientifico » dall’affermazione di Richard Miller che scriveva nel 1977 :
Nella scuola italiana (di canto, n.d.r.), l’articolazione è pensata per controllare automaticamente i fattori della risonanza e per regolare l’azione diaframmatica attraverso l’azione delle vocali e l’evento consonantico all’interno della frase cantata. 4
Prima di sviluppare foneticamente quest’importante affermazione milleriana, è sempre dalla « viva voce » di Hans Hotter che ho sentito l’evocazione suggestiva di un canto legato, base di ogni buon canto, in cui « le consonanti sono come le zampette degli uccellini sul filo elettrico… Sono «visibili», ma non spezzano il filo… »
Queste consonanti integrate alla linea vocale, come le zampette degli uccellini sul filo elettrico, ci ricordano che :
(…) L’Arte sovrana di ogni cantante è nel legato ed il portamento, arte italiana di legare i suoni, di fare in modo che non siano una successione ma un’integrazione … Dietrich Fisher-Dieskau 5
I cantanti che fanno affermazioni valorizzanti la lingua italiana sono numerosi, ma gli insegnamenti che si dovrebbero trarre da questo tipo di osservazioni non sono abbastanza capiti e presi in considerazione dalla pedagogia del canto. Diventano spesso l’oggetto di polemiche sterili o restano imprigionate in un’aneddotica « nazionalistica » che ne impoverisce i preziosi contenuti… Non si tratta cioè di affermare una qualsiasi supremazia linguistica nel canto, ma di tradurre queste impressioni ed osservazioni in dati pedagogici e didattici che « prendano sul serio » la relazione solidale esistente tra dizione ed emissione vocale!
Tra i cantanti celebri contemporanei, il tenore tedesco Jonas Kaufmann, adulato anche in Italia, ha fatto un elogio singolare della lingua italiana :
(…) Incoraggio sempre i giovani cantanti, quando cantano Wagner per la prima volta, a trovare una traduzione in Italiano, ed a cantare solamente dieci pagine in italiano, affinchè possano realizzare quanto è , non dico più bello, perchè si può cantare magnificamente in tedesco, ma come il suono diventa meno germanico. In altri termini, si pensa sempre… a torto probabilmente… che un’opera tedesca deve essere cantata in modo rigido, con un rigore metronomico senza falli, e che le consonanti devono essere come sputate ; il che nuoce alle linee melodiche, al legato alle lunghe frasi. Appena si utilizza un’altra lingua, si ha l’impressione di essere in un’opera in italiano. La musica diventa più fluida, e bisogna conservare questa fluidità quando ci si esprime in tedesco. (…) 6
A questo punto non si può non rendere un omaggio al gran maestro di canto e di lingua che fu Nicola Vaccaj (Tolentino 1790 – Pesaro 1848) che con grande intuito pedagogico scriveva all’amico mantovano, il medico Francesco Bennati7 :
(…) Per facilitare agli stranieri il modo di sillabare cantando, pensai di dimostrare come unire le sillabe differentemente da quello che imparano dai maestri di lingua italiana, mentre essi, ho rimarcato, fanno una scrupolosa attenzione a servirsene nel canto, come se ivi si compitasse…8
Di fatto nei primi due esercizi del suo celebre metodo pratico, che continua ad essere adottato da moltissimi pedagoghi ed artisti rinomati, indica graficamente come realizzare un canto legato, distinguendo in questo modo due atteggiamenti articolatori possibili rispetto alla dizione :
Divisione sillabica abituale (con sillabe aperte e chiuse), utilizzata in molti approcci linguistici e della versificazione (lingua scritta) :
Sem-pli-cet-ta tor-to-rel-la Che non ve-de il su-o pe-ri-glio Per fug-gir dal cru-do ar-ti-glio Vo-la in grem-bo al cac-cia-tor |
Divisione sillabica proposta da Vaccaj per ottenere un buon legato nella lingua cantata (lingua orale), con sillabe dette « articolatorie » (sempre aperte !) :
Se-mpli-ce-tta to-rto-re-lla Che no-n ve-de i-l su-o pe-ri-glio Pe-r fu-ggi-r da-l cru-do a-rti-glio Vo-la i-n gre-mbo a-l ca-ccia-tor |
Questo importante accorgimento grafico, che raggruppa le consonanti prima della vocale e permette di visualizzare il canto legato, nelle molteplici edizioni9 che conosco del suo metodo pratico, è stato peraltro conservato solo nella prima canzonetta ma-nca, so-lle-ci-ta… Negligenza o ignoranza imperdonabile da parte di vari editori ed improbabili « revisori »?
Tutte le lingue si esprimono in varie forme di canto, ma un periodo storico particolare della lingua italiana (XVII° e XVIII° secolo) ha permesso di rivelare e fissare una variante linguistica che ha offerto al canto un modello di dizione utilizzato principalmente in molti repertori dell’opera lirica nascente: l’avvenimento canoro più importante dei secoli evocati. Questo modello di dizione, che è diventato una delle basi fondamentali della « tecnica italiana » del canto « classico», ci indica zone articolatorie che permettono di accogliere ed amplificare naturalmente ed efficacemente le voci « ben appoggiate». In altri termini, questo modello produce una ginnastica articolatoria che permette un funzionamento ottimale dello strumento vocale, a condizione di essere sostenuta da una buona tecnica respiratoria :
Nella scuola italiana (di canto), l’articolazione è pensata per controllare automaticamente i fattori della risonanza e per regolare l’azione diaframmatica attraverso l’azione delle vocali e l’evento consonantico all’interno della frase cantata.
Richard Miller 10
… e da un buon atteggiamento posturale…
Il recupero dell’essenza profonda di questa respirazione (…) comporta un perfetto equilibrio del corpo (…) e che appunto fa sì che la « postura nobile » del cantante, in quanto espressione della coordinazione muscolare naturale, sia la stessa delle statue e delle raffigurazioni pittoriche classiche.
Antonio Juvarra 11
1 Rachele Maragliano Mori, Coscienza della voce nella scuola italiana di canto, Milano, 1970, p. 49. 2 Estratto da un’intervista pubblicata dalla rivista Opéra (l’Actualité Internationale de l’Art Lyrique), N2, décembre 2005, p. 8
3 Principalmente all’Ecole d’art lyrique de l’Opera de Paris negli anni 1985/90 ed al Programme voix della Fondation Royaumont : http://www.royaumont.com/fondation_abbaye/
4 Richard Miller, (1977) English, French, German and Italian Techniques of Singing : a Study in National Tonal Preferences and How They Relate to Functional Efficiency, p. 80
5 Estratto e tradotto da Diapason/Harmonie N° 308 Septembre 1985, p. 32.
6 Estratto da un intervista video (a 16’30) fatta da Frederic Pfeffer per http://www.opera-online.com/* (che per il momento si trova ancora su YouTube al seguente indirizzo : https://www.youtube.com/watch?v=sqbvbGYPa14 – Jonas Kaufmann nous raconte Lohengrin (VOSTFR) – Scala 2012 –) , in cui il tenore Jonas Kaufmann che interpretò il ruolo di Lohengrin nell’omonima opera di R. Wagner nell’allestimento scaligero del 2012, fece le
affermazioni ritrascritte in italiano dal sottoscritto. Sempre in questa intervista (a 37’40) insiste poi … :
(…) perchè l’italiano? Perchè credo che legato e belcanto sono indispensabili, sopratutto in Lohengrin ? Tutto deve essere magnifico, quasi sempre. E credo che il fatto di cantare in italiano aiuta parecchio. (…)
* http://www.opera-online.com/en/articles/jonas-kaufmann-recounts-lohengrin
7 Bennati, Francesco. – Medico (Mantova 1798 – Parigi1834), si occupò dello studio dei problemi di fisiologia e patologia della voce umana. A Parigi fu medico dell’Opera italiana. Scrisse, tra l’altro Etudes physiologiques et pathologiques sur les organes de la voix humaine (1833; trad. it. 1834).
Vedi in : http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-bennati/
8 In : Mauro Uberti, Il Metodo pratico di canto di Nicola Vaccaj , in Nuova Rivista Musicale Italiana, RAI, Roma, Numero 1 , gennaio-marzo 2004, pp. 43-67
9 … ad eccezione della relativamente recente edizione Urtext, pubblicata da Zedde editore di Torino, e curata dal musicologo inglese Michael Aspinall che ci permette di scoprire dettagli occultati da molte altre edizioni. Vedi anche : Le posture fonetiche del buoncanto (2010), in “La Voce del cantante” (a cura di Franco Fussi),volume sesto, Omega edizioni, pp. 59-88.
10 Richard Miller (1977), English, French, German and Italian Techniques of Singing : a Study in National Tonal Preferences and How They Relate to Functional Efficiency. (p. 80)
11 Antonio Juvarra (2005), La respirazione e l’appoggio nel canto, in La voce del cantante, a cura di Franco Fussi, Volume terzo, Omega Edizioni, 2005, p. 179